Mostar è la capitale non ufficiale dell'Erzegovina, ed è costruita lungo il fiume Neretva. È la quarta città del paese. Mostar ha un aeroporto internazionale, che si trova nel vicino paese di Ortiješ.
Il nome Mostar deriva dal suo Antico Ponte (Stari Most) e dalle torri sulle due rive, i "custodi del ponte" (mostari).
Guerra in Bosnia
Tra il 1992 e 1993, dopo che la Bosnia Erzegovina dichiarò l'indipendenza dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, la città fu soggetta ad un assedio lungo nove mesi.
L'Esercito popolare Jugoslavo (JNA) bombardò per la prima volta Mostar il 3 aprile 1992 e nelle settimane successive prese il controllo di gran parte della città. L'8 aprile i croati d'Erzegovina formarono il Consiglio di Difesa Croato (Hrvatsko Vijeće Obrane, HVO) ed affrontarono le forze dell'esercito jugoslavo (serbo).
I tiri d'artiglieria del JNA danneggiarono o distrussero diversi bersagli civili. Tra questi un monastero dei francescani, la cattedrale cattolica e il palazzo del vescovo con una biblioteca di 50.000 libri, oltre alla moschea di Karadžoz-bey, quella di Roznamed-ij-Ibrahim-efendija e dodici altre.
Il 12 giugno le forze militari dell'HVO, assieme a formazioni più piccole composte da bosniaci, ammassarono abbastanza uomini e armi da costringere le truppe del JNA a uscire da Mostar. Il IV Corpo dell'Esercito della Bosnia Erzegovina, principale formazione militare dei bosniaci, venne fondata quello stesso anno a Mostar. Durante l'assedio che ne seguì, la città venne bombardata dai serbi bosniaci posizionati sulle montagne a est.
Nel 1993, i croati bosniaci e i bosniaci musulmani cominciarono una lunga lotta per il controllo di Mostar. I croati lanciarono un'offensiva il 9 maggio durante la quale bombardarono senza tregua il quartiere musulmano, riducendolo in gran parte in rovine, compreso numerose moschee e case del periodo ottomano. Durante la guerra i croati crearono dei campi di concentramento per i musulmani. La parte musulmana della popolazione, nonostante in 400 anni di dominazione non avesse mai mostrato ostilità verso altre culture, si trovò così al centro di una vera e propria guerra ideologica oltre che politica, subendone tutte le atrocità.
Il ponte di pietra del XVI secolo, fu distrutto il 9 novembre dal fuoco di mortaio croato. Nel 2004 ne è stata completata la ricostruzione, contestuale al recupero dell'intera città vecchia, che è stata iscritta dall'UNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell'umanità.
Secondo il giornalista triestino Paolo Rumiz la distruzione del ponte, che non aveva nessun valore strategico, volle colpire un simbolo, il simbolo dell'alleanza tra due mondi che si volevano ad ogni costo separare.
Un cessate il fuoco fu firmato il 25 febbraio 1994. La città rimase divisa tra croati e bosniaci, e solo nel 1996 fu ristabilita la possibilità di passare da una parte all'altra della città.
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Il ponte di Mostar minato durante la guerra, ora simbolo di integrazione e patrimonio mondiale dell'Unesco
la moschea
il Video della preghiera del Muezzin
la povertà è una realtà quotidiana fra le strade di Mostar
Da Estate 09 - Slovenia, Croazia & Bosnia |
Mai pensare che la guerra, anche se giustificata, non sia un crimine.
(Ernest Hemingway)
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