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domenica 11 settembre 2011

11.09.01

11.09.2011 Steve McCurry
11 settembre 2001 visto da Steve McCurry ©
Il mondo non è più quello che conoscevamo, le nostre vite sono definitivamente cambiate. Forse questa è l'occasione per pensare diversamente da come abbiamo fatto finora, l'occasione per reinventarci il futuro e non rifase il cammino che ci ha portato all'oggi e potrebbe domani portarci al nulla. Mai come ora la sopravvivenza dell'umanità è stata in gioco
(Tiziano Terzani)

giovedì 10 febbraio 2011

il giorno del ricordo

Con massacri delle foibe o, più comunemente foibe, si intendono gli eccidi perpetrati per motivi etnici e/o politici ai danni della popolazione italiana di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, durante ed immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, per lo più compiuti dall' Esercito popolare di liberazione iugoslavo. Negli eccidi furono coinvolti prevalentemente cittadini di etnia italiana e, in misura minore e con diverse motivazioni, anche cittadini italiani di etnia slovena e croata.

Il nome deriva dagli inghiottitoi di natura carsica dove furono gettati e, successivamente, rinvenuti i cadaveri di centinaia di vittime, localmente chiamati appunto "foibe". Per estensione i termini "foibe" ed il neologismo "infoibare" sono in seguito diventati sinonimi degli eccidi, che in realtà furono, in massima parte, perpetrati in modo diverso.



Dopo giorni di dura prigionia, durante i quali fummo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell'alba, sentii uno dei nostri aguzzini dire agli altri "facciamo presto, perché si parte subito". Infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico filo di ferro, oltre a quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia. Indossavamo i soli pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze. Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un filo di ferro, ci fu appeso alle mani legate un masso di almeno 20 k. Fummo sospinti verso l'orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera. Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa. Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roccia laterale, c'impose di seguirne l'esempio. Poiché non mi muovevo, mi sparò contro. Ma a questo punto accadde il prodigio: il proiettile anziché ferirmi spezzò il filo di ferro che teneva legata la pietra, cosicché, quando mi gettai nella foiba, il masso era rotolato lontano da me. La cavità aveva una larghezza di circa 10 m. e una profondità di 15 sino la superficie dell'acqua che stagnava sul fondo. Cadendo non toccai fondo e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole "un'altra volta li butteremo di qua, è più comodo", pronunciate da uno degli assassini. Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott'acqua schiacciandomi con la pressione dell'aria contro la roccia. Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutive, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese, per tema di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola. E solo allora potei dire di essere veramente salvo.
(dichiarazione di Radeticchio)

sabato 5 settembre 2009

Vacanze '09. Pt.5 Mostar

Mostar (nella lingua locale Mostar/Мостар) è una città di 125.448 abitanti (2004) della Bosnia Erzegovina, il centro del Cantone di Erzegovina-Narenta della federazione bosniaco-croata.

Mostar è la capitale non ufficiale dell'Erzegovina, ed è costruita lungo il fiume Neretva. È la quarta città del paese. Mostar ha un aeroporto internazionale, che si trova nel vicino paese di Ortiješ.

Il nome Mostar deriva dal suo Antico Ponte (Stari Most) e dalle torri sulle due rive, i "custodi del ponte" (mostari).

Guerra in Bosnia

Tra il 1992 e 1993, dopo che la Bosnia Erzegovina dichiarò l'indipendenza dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, la città fu soggetta ad un assedio lungo nove mesi.

L'Esercito popolare Jugoslavo (JNA) bombardò per la prima volta Mostar il 3 aprile 1992 e nelle settimane successive prese il controllo di gran parte della città. L'8 aprile i croati d'Erzegovina formarono il Consiglio di Difesa Croato (Hrvatsko Vijeće Obrane, HVO) ed affrontarono le forze dell'esercito jugoslavo (serbo).

I tiri d'artiglieria del JNA danneggiarono o distrussero diversi bersagli civili. Tra questi un monastero dei francescani, la cattedrale cattolica e il palazzo del vescovo con una biblioteca di 50.000 libri, oltre alla moschea di Karadžoz-bey, quella di Roznamed-ij-Ibrahim-efendija e dodici altre.

Il 12 giugno le forze militari dell'HVO, assieme a formazioni più piccole composte da bosniaci, ammassarono abbastanza uomini e armi da costringere le truppe del JNA a uscire da Mostar. Il IV Corpo dell'Esercito della Bosnia Erzegovina, principale formazione militare dei bosniaci, venne fondata quello stesso anno a Mostar. Durante l'assedio che ne seguì, la città venne bombardata dai serbi bosniaci posizionati sulle montagne a est.



Nel 1993, i croati bosniaci e i bosniaci musulmani cominciarono una lunga lotta per il controllo di Mostar. I croati lanciarono un'offensiva il 9 maggio durante la quale bombardarono senza tregua il quartiere musulmano, riducendolo in gran parte in rovine, compreso numerose moschee e case del periodo ottomano. Durante la guerra i croati crearono dei campi di concentramento per i musulmani. La parte musulmana della popolazione, nonostante in 400 anni di dominazione non avesse mai mostrato ostilità verso altre culture, si trovò così al centro di una vera e propria guerra ideologica oltre che politica, subendone tutte le atrocità.

Il ponte di pietra del XVI secolo, fu distrutto il 9 novembre dal fuoco di mortaio croato. Nel 2004 ne è stata completata la ricostruzione, contestuale al recupero dell'intera città vecchia, che è stata iscritta dall'UNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell'umanità.

Secondo il giornalista triestino Paolo Rumiz la distruzione del ponte, che non aveva nessun valore strategico, volle colpire un simbolo, il simbolo dell'alleanza tra due mondi che si volevano ad ogni costo separare.

Un cessate il fuoco fu firmato il 25 febbraio 1994. La città rimase divisa tra croati e bosniaci, e solo nel 1996 fu ristabilita la possibilità di passare da una parte all'altra della città.

© http://it.wikipedia.org







Il ponte di Mostar minato durante la guerra, ora simbolo di integrazione e patrimonio mondiale dell'Unesco



la moschea



il Video della preghiera del Muezzin



















la povertà è una realtà quotidiana fra le strade di Mostar

Da Estate 09 - Slovenia, Croazia & Bosnia

Mai pensare che la guerra, anche se giustificata, non sia un crimine.
(Ernest Hemingway)
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