martedì 4 maggio 2010

Narciso e Boccadoro

Narciso e Boccadoro (Narziss und Goldmund) è un libro di Herman Hesse che tratta di temi stupendi e fondamentali in una vita quali l’amicizia, la dualità, la morte e l’autodistruzione, la concezione dell’arte, il viaggio interiore alla ricerca della propria identità, la concezione della vita, la contrapposizione tra istinto e ragione, lo scorrere del tempo e la sua ciclicità, l’eros, il legame indissolubile tra piacere e dolore.



Trama

L'ascetico Narciso era destinato ad una brillante carriera religiosa. In principio egli compare come un giovane maestro nel convento di Mariabronn, temuto e assai stimato persino dai suoi superiori per via delle sue conoscenze. Aveva inoltre la capacità di leggere con straordinaria precisione l'animo delle persone. La più clamorosa applicazione di tale dote investì con violenza Boccadoro, un giovane e talentuoso scolaro inviato al monastero dall'arido padre al fine di espiare la congenita anima peccaminosa ereditata dalla madre. La madre era per Boccadoro una figura poco chiara, delineata per lo più dai racconti del padre. Narciso, accortosi di tale lacuna nel cuore dell'amico, rievoca i suoi ricordi e gli rivela una sua profonda convinzione secondo la quale egli non sarebbe mai potuto diventare un erudito od un uomo religioso perché ciò non corrispondeva alla sua natura. Il giovane Boccadoro, fortemente scosso dalle parole dell'amico,incontra una donna di nome Lisa, si congeda e lascia il monastero . L'intrapresa vita di vagabondo insegna al giovane ad amare, a soffrire, a gioire, a cercare: in una sola parola gli insegna a vivere.

Dopo alcuni anni di disperata ricerca Boccadoro scopre la sua natura di artista, così brillantemente intuita dall'amico Narciso. Egli diventa allievo del celebre maestro Nicola per poter raffigurare le immagini createsi dentro di lui dall'esperienza sensibile del mondo. Appresa l'arte e ottenuto prematuramente il diploma di maestro (grazie alla realizzazione del suo apostolo Giovanni, a immagine dell'amico Narciso), rifiuta l'eredità della bottega del maestro Nicola e la mano della bella figlia Elisabetta.

Boccadoro riprende così la sua vita errabonda. Nel corso del suo pellegrinaggio Boccadoro conosce gli orrori del mondo, ma conosce anche l'amore; ama molte donne, ma solo alcune di esse resteranno per sempre nel suo cuore: la zingara Lisa, Lidia, la figlia del cavaliere che lo ospitò in cambio del suo latino, Giulia, sua sorella, Lena, la fanciulla morta di peste che lo amò più sinceramente di qualsiasi altra donna, Agnese, la bella e glaciale amante del conte. Ma una sola figura lo accompagnò per tutta la sua esistenza dal momento dell'addio al monastero: la Madre eterna, immagine vaga, sfuocata, eternamente in mutazione, che alla fine risultò essere l'immagine di sua madre. Per tutta la vita Boccadoro ricercò tale immagine. La trovò solo in vecchiaia durante il suo ultimo pellegrinaggio, in cui spezzatosi il cuore per il mancato amore di Agnese, si ruppe alcune costole cadendo da cavallo.

Per tutta la vita il sogno di Boccadoro fu quello di cogliere con chiarezza l'immagine della Madre eterna e di rappresentarla; ma una volta colta, il piacere derivante dalla pace interiore che ne conseguì fece scemare in Boccadoro il desiderio di rappresentarla. Ora può morire sereno, poiché ha ritrovato sua madre, e ha scoperto l'amore, perché senza madre non si può amare.


La semplicità fanciullesca della vita girovaga, la sua origine materna, il suo staccarsi dalla legge e dallo spirito, il suo abbandonarsi al destino, la vicinanza segreta e costante della morte, avevano preso da un pezzo l'anima di Boccadoro, imprimendole il loro marchio profondo. Ma in lui albergavano anche lo spirito e la volontà, egli era un artista, e ciò rendeva la sua vita più ricca e più difficile. Solo la scissione e il contrasto rendono ricca e fiorente una vita. Che sarebbero la ragione e la temperanza senza la conoscenza dell'ebbrezza, che sarebbe il piacere dei sensi, se dietro di esso non stesse la morte, e che sarebbe l'amore senza l'eterna mortale ostilità dei sessi?
I timoria hanno voluto dedicare una canzone alla figura di Boccadoro, credo che sia romanzata la vicenda sentimentale fra la piccola Giulia e lo stesso Boccadoro.

"Forse lei dorme già
nella notte pregerà per te
ma tu non piangere
ridono spiriti
le anime del bosco sanno che
si scorderà di te
"
Mi fa pensare proprio a Giulia che nel romanzo con lo scorrere degli anni ritroverà il bel Boccadoro senza più riconoscerlo.


Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come s'avvicinano il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra mèta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro, d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento.
(Herman Hesse)

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Bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finirà per pensare a come si è vissuto. (Paul Bourget)

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