Biography

Ho pensato a una presentazione a mo' di intervista.

D. Presentati.
R. Mi chiamo Sergio, ho 35 anni e vivo nel varesotto. Di professione sono un consulente assicurativo con la passione per la fotografia.


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Frecce tricolori

D. Perché un blog e perché il nome Gran Burrone?
R. Ho sempre avuto “l’ossessione” di lasciar qualcosa di mio, ecco il perché del blog. E poi, sarò forse un sognatore, ma magari un giorno qualcuno passerà di qui, noterà i miei scatti e mi darà un’opportunità. 
Gran Burrone? Sono un lettore di Tolkien e l’atmosfera che si respira in quel posto magico, mi sembrava  perfetta per il concetto che volevo esprimere nel mio blog: pace, tranquillità e serenità.

D. Quando hai iniziato a fotografare?
R. Non riesco a dare un inizio preciso, a casa mia c’è sempre stata una macchinetta fotografica, analogica o digitale, perfino ora ho in bella mostra su una mensola anche una vecchia Polaroid. La passione però è venuta più in là, anche se sin da bambino provavo a scattare con inquadrature “strane” le foto per renderle più,...come dire?, diverse. Poi qualche anno fa, una mia ex, mi chiese consigli su una macchina digitale seria, e iniziai a documentarmi, mi appassionai così tanto che alla fine la comprai io. Era una bridge della Panasonic, e con una macchina del genere era scontato provare a spingermi oltre il classico inquadra e scatta. Iniziai a divorare libri, forum, blog e quant’altro, per capire  come usarla al massimo. Presi confidenza con i concetti di apertura, sensibilità alla luce, tempo di esposizione tanto che scattavo solo in manuale. Poi il passaggio alla reflex è stato il passo successivo, prima una 1000D e poi una 600D. Ma non ho smesso di documentarmi, continuo a leggere libri, comprare riviste interessanti, guardare documentari sulla fotografia e quando riesco vado a visitare mostre.

D. Usi la post produzione?
R. Non più di tanto, una foto deve essere “bella” già nella tua testa prima di scattare, non c’è software che possa trasformare uno scatto orrendo in un capolavoro. Adoro invece sperimentare, uso Photoshop e alcuni filtri ad hoc per rendere le mie foto diverse,  estrapolandole del contesto per creare qualcosa di “astratto”. Certo ammetto che a volte è necessario l’utilizzo di un software per diminuire la grana tipica del rumore digitale a Iso troppo elevati, ma devo dire che la Canon fino a 6400 iso scatta foto perfette.


il sogno
D. Chi o cosa ti ispira?
R. Cerco di “rubare”  il più possibile ai maestri della fotografia, se noto un concetto in uno scatto che mi prende provo a riprodurlo.  Adoro Steve McCurry, ha un uso del colore superbo, ogni sua foto suscita emozioni.
Poi a volte mi trovo a pensare osservando un panorama o qualcosa che mi colpisce, come costruirei l’immagine.

D. Che attrezzatura possiedi?
R. Vediamo oltre alla Polaroid a cui ho accennato prima, ho una vecchia Kodac analogica, una compatta Kodac, la mia prima digitale. Una Bridge Lumix Ez7 che uso ancora quando sono in giro col solo bagaglio a mano, due reflex che come dicevo sono entrambe Canon, la 1000D e la 600D. Come obiettivi possiedo un Canon 18-55, un Canon 55-250, un Tamron per le macro a ottica fissa da 90mm. Poi vediamo un Flash esterno della Nissin, un paio di cavalletti, qualche filtro fotografico, un telecomando per gli scatti da remoto, e uno zaino fotografico della Lowepro per portare dietro tutto l’armamentario. Prima o poi trovero il coraggio per acquistare anche un fisheye!


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Gerbere
D. Che consiglio daresti a chi ha appena iniziato a fotografare?
R. Prima di tutto gli direi di osservare, osservare i grandi fotografici, ma non solo, osservare come i pittori del passato componevano i loro quadri, osservare le fotografie sulle riviste che leggono e sfogliano, per farsi ispirare. Poi gli direi di leggere e documentarsi per “tirare fuori” il massimo dalla propria  macchina fotografica, provare a scattare non solo con i programma preimpostati, ma sforzarsi di imparare a padroneggiare gli F, gli Iso i tempi di esposizione ecc. E infine consiglierei di sperimentare il più possibile, di essere curiosi e di non lasciarsi scoraggiare.

Quel che il pubblico ti rimprovera, coltivalo, è il tuo io.
(Jean Cocteau)

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Bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finirà per pensare a come si è vissuto. (Paul Bourget)

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