giovedì 19 aprile 2012

Mercedes-Benz W25 pt.2

Il debutto sportivo della W25 si ebbe alla corsa dell'AVUS del 27 maggio 1934, dove la vettura schierata ebbe problemi al motore e dopo poco fu costretta al ritiro. Ma dopo questa prima uscita deludente, la W25 si riscattò e dominò la scena sportiva per gran parte del 1934: al Nürburgring, Manfred von Brauchitsch conquistò la vittoria. Proprio in occasione di questa manifestazione, secondo il racconto fatto dall'allora direttore sportivo Mercedes Alfred Neubauer nel suo libro "Männer, Frauen und Motoren" pubblicato nel 1958, avvenne una fatto significativo: prima della partenza, le W25 schierate risultarono più pesanti di un chilo rispetto al regolamento. Dopo alcuni tentativi infruttuosi di ridurre il peso, gli venne l'idea di sverniciare la vetture schierate, lasciando scoperta la carrozzeria in alluminio riuscendo a rientrare entro la soglia dei 750 kg. Da quel momento le vetture della scuderia tedesca sarebbero state soprannominate frecce d'argento, tuttavia questa versione non trova riscontri nelle cronache dell'epoca e già nel 1932 la Mercedes aveva vinto una gara sul circuito dell'AVUS con una SSKL di colore argento con una con una specifica carrozzeria affusolata con pannelli di alluminio a vista, inoltre nella gara del Nurburgring citata da Neubauer, valevole come formula libera, non erano in vigore limiti di peso, in quanto data la carenza di nuove macchine conformi alla Formula 750 kg, furono ammesse anche quelle corrispondenti alla precedente normativa.
In seguito, l'italiano Luigi Fagioli fece suoi i Gran Premi di Spagna e d'Italia, nonché la Coppa Acerbo. Ma il maggior contributo alla carriera sportiva della W25 sarebbe giunto negli anni seguenti da uno dei più grandi piloti tedeschi degli anni trenta: Rudolf Caracciola. Nel 1934 si ebbero però anche altre manifestazioni prive di successo, come il Gran Premio del Belgio e di Francia. Nell'ultima parte dell'anno, il motore originario subì delle migliorie, passando a 3710 cc, con una potenza massima di 348 CV, dando origine al motore M25AB.


Mercedes-Benz W25
Mercedes-Benz W25

All'inizio del 1935, il motore venne portato a 4 litri e venne siglato M25B: la sua potenza raggiunse così ben 430 CV e venne installato sul nuovo modello previsto per quell'anno, la W25B, che riuscì a trionfare nel Campionato Europeo con Rudolf Caracciola, che si aggiudicò tre gare sulle cinque previste. Ma anche l'antagonista sportiva della Mercedes-Benz, la Auto Union, seppe dire la sua, ottenendo risultati più che lusinghieri. In definitiva, il 1935 fu l'anno in cui i costruttori tedeschi si imposero come i migliori in campo sportivo, proprio come Hitler aveva sperato. L'unica vittoria non riportata da una scuderia tedesca nel Campionato Europeo del 1935 fu il Gran Premio della Germania, vinto dal "nostro" Nuvolari su Alfa Romeo.
Da qui, cominciò la parabola discendente della W25: gli ulteriori sviluppi al telaio della vettura e gli incrementi di potenza e cilindrata del nuovo motore, siglato M25C e passato a 4.3 litri e 462 CV, non diedero grossi risultati. Anche l'ulteriore step evolutivo di tale propulsore, portato a 4740 cc, con un picco di 490 CV, non si dimostrò più all'altezza: nel 1936, la W25 dovette cedere il passo alle velocissime Auto Union.
L'ultimo anno, una W25 con carrozzeria aerodinamica ultraprofilata tentò di battere il record di velocità su terra: il propulsore utilizzato non era un M25, ma un V12 da 5.6 litri e ben 730 CV di potenza massima. Non riuscì nell'intento per poco, a causa di problemi al cambio sopraggiunti nella fase finale della manifestazione. Ma durante le prime prove, la vettura, pilotata da von Brauchitsch, raggiunse ben 380 km/h di velocità massima.
Per il 1937, venne progettata e realizzata la vettura che avrebbe sostituito la W25, denominata W125. ©wikipedia
Nessun'altra invenzione ha modificato così tanto e in un sol colpo la vita dell'umanità.
(Luciano Gianfranceschi)

1 commenti:

  1. All'Avus '34 la Mercedes partecipò soltanto alle prove, ma non alla gara.

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Bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finirà per pensare a come si è vissuto. (Paul Bourget)

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