La luce è la lingua della fotografia, l'anima del mondo. Non c'è luce senz'ombra, come non c'è gioia senza dolore,
(Isabel Allende,)
domenica 30 dicembre 2012
Video parodia su Instagram
Sentirsi fotografi al tempo di internet? Basta Instagram... o no?
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Audrey Hepburn è stata qui
Il Post.it ci propone un giochino divertente, Christopher Moloney sovrappone fotogrammi di film famosi ai luoghi dove sono stati girati: un quiz per gli appassionati di cinema.
Qui invece il sito del progetto in continuo aggiornamento.
"la 25a ora" |
Il cinema è un occhio aperto sul mondo.
(Joseph Bédier)
martedì 25 dicembre 2012
Buon Natale
Natale. Giorno speciale, consacrato allo scambio di doni, all'ingordigia, all'ubriachezza, al sentimentalismo più melenso, alla noia generale e a domestiche virtù.
(Ambrose Bierce)
venerdì 21 dicembre 2012
5 minuti del tuo tempo per un mondo migliore: Questionario sulla Giustizia minorile
Cari lettori di Gran Burrone vi chiedo un favore: quello di dedicare 5 minuti a rispondere ad alcune domande sul tema della giustizia minorile.
Il questionario è anonimo e confidenziale. Non vi sono risposte giuste o sbagliate.
Trovate il questionario a questo indirizzo.
Il questionario è anonimo e confidenziale. Non vi sono risposte giuste o sbagliate.
Trovate il questionario a questo indirizzo.
Giustizia non esiste là dove non vi è libertà.
(Luigi Enaudi)
mercoledì 19 dicembre 2012
Rivolta su web: Instagram si vende le foto degli utenti
Una bomba a ciel sereno, da gennaio i miliardi di foto pubblicate su Istagram potranno essere vendute liberamente senza il consenso dell'autore. Una notizia che ha fatto cadere molti dalle nuvole, ma che poi se andiamo a vedere non era poi così inaspettata, vista la nuova proprietà del social network fotografico: Facebook, società che da anni non è molto chiara con i diritti d'autore dei post sul proprio social network. Comunque nel dettaglio la notizia raccontata su "La Stampa©":
A partire dal prossimo 16 gennaio, gli scatti pubblicati sul «social» potranno essere usate per scopi pubblicitari: e scatta la grande fuga
Sono lontani i tempi in cui Instagram era un luogo spensierato, in cui milioni di utenti condividevano le proprio foto scambiandosi centinaia di “like”. Dal prossimo 16 gennaio, i fruitori dell’App di Kevin Systrom dovranno fare i conti con le nuove regole relative alla privacy e i termini d’uso. Come si legge sul blog ufficiale di Instagram, le nuove norme autorizzano Facebook, a soli otto mesi dall’acquisizione del social fotografico da parte del colosso di Mark Zuckerberg, a vendere «a una società o un’altra entità pagante le informazioni relative all’utente e alle azioni che compie e le sue fotografie» senza che il proprietario riceva alcun compenso economico.
L’aspetto più interessante, però, è quello in cui Instagram dichiara, alla voce «diritti» nei nuovi Terms of Use, di poter utilizzare le foto caricate dagli utenti per scopi pubblicitari. «Per aiutarci a diffondere contenuti sponsorizzati o a pagamento o promozioni – si legge sul blog - accetti che un’azienda possa pagarci per mostrare il tuo username, i tuoi like, le tue foto e ogni tua altra azione collegata a contenuti sponsorizzati o a pagamento, senza nessun compenso».
Una vera e propria rivoluzione, quindi, se si pensa che fino a pochi mesi fa Instagram prometteva ai suoi iscritti, preoccupati della nuova partnership con Facebook, di rimanere nel tempo «la stessa applicazione che oggi conoscete e amate».
Facebook & Instagram |
A partire dal prossimo 16 gennaio, gli scatti pubblicati sul «social» potranno essere usate per scopi pubblicitari: e scatta la grande fuga
Sono lontani i tempi in cui Instagram era un luogo spensierato, in cui milioni di utenti condividevano le proprio foto scambiandosi centinaia di “like”. Dal prossimo 16 gennaio, i fruitori dell’App di Kevin Systrom dovranno fare i conti con le nuove regole relative alla privacy e i termini d’uso. Come si legge sul blog ufficiale di Instagram, le nuove norme autorizzano Facebook, a soli otto mesi dall’acquisizione del social fotografico da parte del colosso di Mark Zuckerberg, a vendere «a una società o un’altra entità pagante le informazioni relative all’utente e alle azioni che compie e le sue fotografie» senza che il proprietario riceva alcun compenso economico.
L’aspetto più interessante, però, è quello in cui Instagram dichiara, alla voce «diritti» nei nuovi Terms of Use, di poter utilizzare le foto caricate dagli utenti per scopi pubblicitari. «Per aiutarci a diffondere contenuti sponsorizzati o a pagamento o promozioni – si legge sul blog - accetti che un’azienda possa pagarci per mostrare il tuo username, i tuoi like, le tue foto e ogni tua altra azione collegata a contenuti sponsorizzati o a pagamento, senza nessun compenso».
Una vera e propria rivoluzione, quindi, se si pensa che fino a pochi mesi fa Instagram prometteva ai suoi iscritti, preoccupati della nuova partnership con Facebook, di rimanere nel tempo «la stessa applicazione che oggi conoscete e amate».
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venerdì 14 dicembre 2012
Fireworks
I fuochi d'artificio sono sostanze chimiche in grado di dar luogo a reazioni di esplosione; essi vengono lanciati da terra in aria e sono accompagnati da fenomeni luminosi e sonori e, in genere, da produzione di fumo.
Normalmente i fuochi artificiali producono quattro "effetti primari":
Normalmente i fuochi artificiali producono quattro "effetti primari":
- luce
- rumore
- fumo
- materiale solido in combustione che cade lentamente (es.: striscioline, coriandoli, etc.).
Fireworks |
Non mi sono piaciuti i fuochi artificiali, la loro imitazione del vulcano in fiamme. Mi incuriosiva la meraviglia che suscitavano, l’antica ammirazione per il fuoco. Perché a me non veniva? L’ho capito in montagna, quando ho visto tra le rocce e il bosco la mia prima cascata. Mi abbagliava, mi avvicinai al suo chiasso, mi svestii e mi feci inzuppare dal pulviscolo di acqua sbriciolata. Dentro ci passava lo spettro di un piccolo arcobaleno. Ho saputo lì che la cascata è meraviglia opposta al fuoco d’artificio. Amo la neve, la grandine e il salto a precipizio di una cascata. Ammiro la valanga, l’aria spostata a schiaffo, il crollo di un versante che si stacca col carico di neve. Amo l’acqua che si tuffa in discesa e non il fuoco che si scaraventa in alto e vuol salire, impennarsi e sfarinarsi in cenere.
(Erri De Luca)
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Via Campo dei Fiori, 23, 21050 Lonate Ceppino VA, Italia
mercoledì 12 dicembre 2012
Kenneth Garrett, l'Indiana Jones della fotografia
Kenneth Garrett nasce il 23 settembre del 1953 in Columbia Missuri. Il 1976 è un anno da ricordare per il giovane Ken, infatti si laurea in antropologia presso l'Università della Virginia e pubblica il suo primo articolo per il National Geographics, raccontando una storia sui grandi velieri intitolato "Square-rigger: Voyage Da Baltico al Bicentenario".
Coniugando le sue due passioni: fotografia e antropologia, ha realizzato decine di articoli sul tema, fra i quali: "The Iceman", "Morte sul Nilo: Saqqara" e " Il nuovo volto di Tutankhamon: la sua vita e la morte".
© Kenneth Garrett |
Torri del Balio
Le torri del Balio di Erice un tempo erano collegate al castello di Venere tramite un ponte levatoio e costituivano fin dal medioevo, quando sono state edificate un avamposto della fortezza militare. Erano la sede del Bajulo, per l'appunto, un'autorità che sul posto rappresentava l'autorità del sovrano, svolgendo le funzioni di giudice civile e di esattore delle imposte.
Nel XVII secolo una delle tre torri del Balio di Erice di forma pentagonale fu abbattuta per ordine di un funzionario regio, temendo che dall'alto di questa costruzione fosse possibile violare l'interno della piazza con armi da fuoco. E' possibile accedere alle torri del Balio di Erice attraverso una scalinata d'accesso, dalla quale si giunge ad un portale con un arco sul quale si trova una lapide che riporta lo stemma della dinastia degli Asburgo di Spagna.
Quando il castello come fortezza cadde in rovina, anche le torri del Balio di Erice seguirono le sue stessi sorti conoscendo il più completo stato di abbandono, finché nel 1872 un ricco mecenate trapanese, il Conte Agostino Sieri Pepoli, concluse con l'amministrazione comunale di Erice, alla quale era passata la proprietà del Castello con le torri del Balio di Erice annesse, un accordo, che prevedeva la concessione al conte di un diritto di enfiteusi, che gli permise a proprie spese di provvedere alla manutenzione del castello e delle torri del Balio.
Nel XVII secolo una delle tre torri del Balio di Erice di forma pentagonale fu abbattuta per ordine di un funzionario regio, temendo che dall'alto di questa costruzione fosse possibile violare l'interno della piazza con armi da fuoco. E' possibile accedere alle torri del Balio di Erice attraverso una scalinata d'accesso, dalla quale si giunge ad un portale con un arco sul quale si trova una lapide che riporta lo stemma della dinastia degli Asburgo di Spagna.
Quando il castello come fortezza cadde in rovina, anche le torri del Balio di Erice seguirono le sue stessi sorti conoscendo il più completo stato di abbandono, finché nel 1872 un ricco mecenate trapanese, il Conte Agostino Sieri Pepoli, concluse con l'amministrazione comunale di Erice, alla quale era passata la proprietà del Castello con le torri del Balio di Erice annesse, un accordo, che prevedeva la concessione al conte di un diritto di enfiteusi, che gli permise a proprie spese di provvedere alla manutenzione del castello e delle torri del Balio.
Le torri del Balio viste con l'occhio di pesce |
La fantasia non fa castelli in aria, ma trasforma le baracche in castelli in aria.
(Karl Kraus)
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Via Roma, 91016 Erice TP, Italia
martedì 11 dicembre 2012
Mettiamoci le tette!
Sono più di 300, tra mamme e figlie, le donne che hanno risposto all’iniziativa“Mettiamoci le tette” e che si sono fatte fotografare il seno nudo per salvare l’ospedale valdese di Torino. Cittadini, medici e pazienti da settimane “presidiano” via Silvio Pellico dove si trovano i cancelli della struttura ospedaliera. Il centro d’eccellenza di oncologia senologica, da diversi mesi, si trova al centro di una bufera amministrativa.
Tagli al personale e riorganizzazione medica dovrebbero determinarne la chiusura entro il 1 gennaio. Chi è stato ed è tuttora in cura in uno dei reparti del Valdese grida il suo secco: “No”.
L’iniziativa “Mettiamoci le tette” vuole infatti contrastare la spending review che mette a rischio il nosocomio. Le foto sono state scattate tutelando la riservatezza delle donne, molte delle quali operate di cancro alla mammella. Il 1 dicembre le immagini dei seni sono state proiettate sull’edificio dell’ospedale dove ogni anno vengono effettuate 600 operazioni di tumori al seno.
Tagli al personale e riorganizzazione medica dovrebbero determinarne la chiusura entro il 1 gennaio. Chi è stato ed è tuttora in cura in uno dei reparti del Valdese grida il suo secco: “No”.
L'iniziativa "Mettiamoci le Tette" |
Miniatura
Punizione di Emanuelson a fil di palo |
Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio.
(Jorge Luis Borges)
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San Siro stadio, Piazzale Angelo Moratti, 20151 Milano, Italia
lunedì 10 dicembre 2012
Le foto nel mirino di un Trojan
L’ultimo bersaglio dei criminali informatici sono i file JPG, colpiti da un nuovo Trojan specifico che prende di mira le immagini custodite su PC e smartphone. Ricordi privati che possono cadere nelle mani di estranei attraverso Win32/DataStealer.E, un malware rilevato e rimosso da ESET NOD32, uno dei grandi produttori mondiali di software antivirus. L’obiettivo dei cybercriminali è chiaro: utilizzare le immagini più osé per fini pornografici, per azioni di cyberbullismo o ancora per pratiche di sexting, cioè l’invio di foto o messaggi sessualmente espliciti tramite cellulari e social media.
Recentemente una ricerca dell’inglese Internet Watch Foundation aveva già rilevato che l’88% delle foto pubblicate dai giovani sui Social Network appaiono in seguito su siti porno ‘parassiti’, con effetti devastanti sulle vittime ignare. Basti ricordare i diversi casi di adolescenti che hanno tentato il suicidio in seguito alla diffusione online delle proprie foto senza veli, scattate per fini privati. Il mercato delle immagini rubate si sta rivelando molto redditizio per i cybercriminali, che stanno sviluppando nuovi malware in grado di prelevare il materiale direttamente da PC e cellulari, senza aspettare la pubblicazione incauta delle foto sui social network.
Per evitare agli utenti di cadere vittime di questi attacchi, i ricercatori ESET hanno messo a punto una serie di consigli pratici che possono aiutare gli internauti a salvaguardare privacy e reputazione online, fermo restando che la prudenza non è mai troppa in questi casi.
1. Pensare due (meglio tre) volte prima di condividere foto esplicite sui social media, via mail o MMS, poiché una volta entrate in Rete non tornano più indietro. Se le immagini vengono condivise, se ne perde il controllo e risulterà praticamente impossibile cancellarle del tutto. Anche le star del cinema con le migliori squadre di avvocati non sono in grado di ripulire completamente il Web dalle foto imbarazzanti.
2. Ricordare che ciò che transita sul cellulare non resta sul cellulare. Gli smartphone sono sincronizzati ai computer e archiviano i file nel Cloud. Inoltre sia gli smartphone che i computer possono essere rubati o compromessi dagli hacker: i dispositivi digitali possono essere attaccati dai malware, persino senza che ci sia connessione a Internet.
3. Riflettere sull’opportunità di scattare una foto sessualmente esplicita con una fotocamera digitale, che è molto differente da una foto tradizionale, perché può essere copiata e trasmessa nel giro di pochi secondi, senza peraltro il filtro che prevedeva una volta lo sviluppo in laboratorio.
4. Vigilare e difendersi a molteplici livelli: password sicure e diversificate per i tanti account e dispositivi, nonché un buon programma antivirus aggiornato con regolarità.
5. Ricordare che i rischi delle foto digitali non riguardano solo le immagini osé: foto di password, assegni, ambienti domestici, nuovi acquisti corrono tutte lo stesso rischio. ©http://www.nod32.it/company/article.php?contentID=2825
Recentemente una ricerca dell’inglese Internet Watch Foundation aveva già rilevato che l’88% delle foto pubblicate dai giovani sui Social Network appaiono in seguito su siti porno ‘parassiti’, con effetti devastanti sulle vittime ignare. Basti ricordare i diversi casi di adolescenti che hanno tentato il suicidio in seguito alla diffusione online delle proprie foto senza veli, scattate per fini privati. Il mercato delle immagini rubate si sta rivelando molto redditizio per i cybercriminali, che stanno sviluppando nuovi malware in grado di prelevare il materiale direttamente da PC e cellulari, senza aspettare la pubblicazione incauta delle foto sui social network.
Per evitare agli utenti di cadere vittime di questi attacchi, i ricercatori ESET hanno messo a punto una serie di consigli pratici che possono aiutare gli internauti a salvaguardare privacy e reputazione online, fermo restando che la prudenza non è mai troppa in questi casi.
1. Pensare due (meglio tre) volte prima di condividere foto esplicite sui social media, via mail o MMS, poiché una volta entrate in Rete non tornano più indietro. Se le immagini vengono condivise, se ne perde il controllo e risulterà praticamente impossibile cancellarle del tutto. Anche le star del cinema con le migliori squadre di avvocati non sono in grado di ripulire completamente il Web dalle foto imbarazzanti.
2. Ricordare che ciò che transita sul cellulare non resta sul cellulare. Gli smartphone sono sincronizzati ai computer e archiviano i file nel Cloud. Inoltre sia gli smartphone che i computer possono essere rubati o compromessi dagli hacker: i dispositivi digitali possono essere attaccati dai malware, persino senza che ci sia connessione a Internet.
3. Riflettere sull’opportunità di scattare una foto sessualmente esplicita con una fotocamera digitale, che è molto differente da una foto tradizionale, perché può essere copiata e trasmessa nel giro di pochi secondi, senza peraltro il filtro che prevedeva una volta lo sviluppo in laboratorio.
4. Vigilare e difendersi a molteplici livelli: password sicure e diversificate per i tanti account e dispositivi, nonché un buon programma antivirus aggiornato con regolarità.
5. Ricordare che i rischi delle foto digitali non riguardano solo le immagini osé: foto di password, assegni, ambienti domestici, nuovi acquisti corrono tutte lo stesso rischio. ©http://www.nod32.it/company/article.php?contentID=2825
Capannelle: Dimmi un po' ragassolo, tu conosci un certo Mario che abita qua intorno?
Bambino: Qui de Mario ce ne so' cento.
Capannelle: Sì va bene, ma questo l'è uno che ruba...
Bambino: Sempre cento so'
(i soliti ignoti)
L'albero di Natale
L'immagine dell'albero come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale e, probabilmente, in seguito assimilato dal Cristianesimo. L'abete, essendo conifera sempreverde, facilmente richiama il perpetuarsi della vita anche in inverno. Presso molti popoli, in particolare gli Indoeuropei, l'Albero Cosmico rappresenta la manifestazione divina del cosmo. Ne sono esempi l'albero Cosmico indiano" il puro, il Brahman. Tutti i mondi riposano in lui" (Katha - Upanishad VI, 1), lo Yggdrasil germanico, il veterotestamentario Albero della Vita (Genesi 2,3). Molti commentatori cristiani lo identificarono con Gesù Cristo o Sant'Antonio da Padova. Tra di loro Beda il Venerabile che scrisse:" Figura anche di un mistero spirituale, cioè del nostro Dio e Signore Gesù Cristo. Di lui è detto, nella lode della Sapienza :" È l'albero della vita per coloro che l'afferrano " (Proverbi, 3, 18). Ruperto di Deutz scrisse che "albero della vita è il Cristo".
La derivazione dell'uso moderno da queste tradizioni, tuttavia, non è stata provata con certezza anche se sembra che sia nata a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Kellermann (professoressa di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il "primo albero di capodanno" fu addobbato nella città nel 1510).
L'albero di Natale |
La derivazione dell'uso moderno da queste tradizioni, tuttavia, non è stata provata con certezza anche se sembra che sia nata a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Kellermann (professoressa di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il "primo albero di capodanno" fu addobbato nella città nel 1510).
Ho smesso di credere a Babbo Natale quando avevo sei anni. Mamma mi portò a vederlo ai grandi magazzini e lui mi chiese l'autografo.
(Shirley Temple)
domenica 9 dicembre 2012
L'essenza del Natale
luci di natale |
Fino a quando non renderemo il Natale un'occasione per condividere i nostri buoni sentimenti, tutta la neve dell'Alaska non basterà ad imbiancarlo!
(Bing Crosby)
sabato 8 dicembre 2012
Sexy Mamme spagnole (Milf) in posa
Come in Calendar Girl, un film inglese del 2003, un gruppo di mamme spagnole ha deciso di realizzare un calendario sexy per salvare la scuola dei loro figli.
E' questa la singolare iniziativa delle madri degli alunni del Colegio Evarsito Calatayud di Monistrol de Montserrat, in Spagna: hanno deciso, tutte insieme, di prestare la loro immagine per un calendario erotico di beneficenza. L'obiettivo, finanziare i lavori di risturtturazione dell'istituto. Gli studenti, infatti, sono stati costretti a studiare in un edificio fatiscente e che non è mai stato ristrutturato. Del calendario sono state date alle stampe 3mila copie, ed è possibile acquistarlo sul sito calendariosolidarioautobus.com.
E' questa la singolare iniziativa delle madri degli alunni del Colegio Evarsito Calatayud di Monistrol de Montserrat, in Spagna: hanno deciso, tutte insieme, di prestare la loro immagine per un calendario erotico di beneficenza. L'obiettivo, finanziare i lavori di risturtturazione dell'istituto. Gli studenti, infatti, sono stati costretti a studiare in un edificio fatiscente e che non è mai stato ristrutturato. Del calendario sono state date alle stampe 3mila copie, ed è possibile acquistarlo sul sito calendariosolidarioautobus.com.
il sexy calendario |
Un sex symbol diventa un oggetto, questo è il guaio
(Marilyn Monroe)
Scopello e i suoi faraglioni
L'abitato conta circa 80 residenti, cresciuta attorno ad un antico baglio, distante poco più di 10 km dal capoluogo comunale, che d'estate diventano circa duemila. Nei pressi si trova la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro e i "faraglioni di Scopello", con l'attigua tonnara. Deve probabilmente il proprio nome ai faraglioni o scogli (in latino scopulus, in greco scopelos).
i faraglioni di Scopello |
Il mare è un antico idioma che non riesco a decifrare.
(Jorge Luis Borges)
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Loc. Scopello, 91014 Castellammare del Golfo TP, Italia
venerdì 7 dicembre 2012
Mulini a vento
Le saline di Marsala |
Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.
(Proverbio cinese)
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Strada Provinciale 21, 91025 Marsala TP, Italia
giovedì 6 dicembre 2012
Un faraone a Milano: EL 92
Stephan El Shaarawy |
San Siro è un posto pazzesco, è come un bufalo che ti fiata addosso per 90 minuti. Dal campo lo senti tantissimo. E sa io allora che cosa faccio? Semplice: pedalo, vado a mille, inseguo tutti i palloni, perché la gente alla fine è questo che vuole.
(Stephan El Shaarawy)
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San Siro stadio, Piazzale Angelo Moratti, 20151 Milano, Italia
Una foto vale più di una vita?
Ma una foto vale una vita umana? E' sconcertante l'epoca in cui viviamo, in cui si confonde la realtà con un reality show, in cui si pensa che è tutto finto e basta spegnere la tv e torna tutto normale.
Durante gli ultimi disastri naturali: terremoti, alluvioni la gente piuttosto che correre a salvarsi era tutta intenta a riprendere quel che succedeva per poi sperare che lo "passasse" qualche TV nazionale. Una cosa che francamente a me ha sempre lasciato esterrefatto.
La scorsa estate diventavo "pazzo" vedendo in spiaggia gente fotografare con l'I-pad! Posso capire un telefonino, anche a me è capitato di scattare con il telefonino, per mancanza di fotocamera, ma arrivare a portarsi un tablet n giro per fare 2 foto, no nn ci arrivo.... qualcuno mi spieghi... non è meglio una kodak a rullino usa e getta?
Oggi Mughini sosteneva che siamo entrati nella società dello"scatto quindi esisto" (parafrasando il celebre cogito ergo sum), non è che abbia poi così torto.
Ma cos'è successo? (per il forte contenuto della storia occorre aprire interamente il post, infatti ho scelto di non lasciare visibile l'intera storia dalla home page, per non turbare i più impressionabili).
Durante gli ultimi disastri naturali: terremoti, alluvioni la gente piuttosto che correre a salvarsi era tutta intenta a riprendere quel che succedeva per poi sperare che lo "passasse" qualche TV nazionale. Una cosa che francamente a me ha sempre lasciato esterrefatto.
La scorsa estate diventavo "pazzo" vedendo in spiaggia gente fotografare con l'I-pad! Posso capire un telefonino, anche a me è capitato di scattare con il telefonino, per mancanza di fotocamera, ma arrivare a portarsi un tablet n giro per fare 2 foto, no nn ci arrivo.... qualcuno mi spieghi... non è meglio una kodak a rullino usa e getta?
Oggi Mughini sosteneva che siamo entrati nella società dello"scatto quindi esisto" (parafrasando il celebre cogito ergo sum), non è che abbia poi così torto.
cogito ergo sum? |
mercoledì 5 dicembre 2012
Mulini all'imbrunire
La Riserva naturale regionale delle Isole dello Stagnone di Marsala è una riserva naturale della Sicilia, creata nel 1984 nel territorio del comune di Marsala.
Si estende sulla costa occidentale della Sicilia nel territorio del comune di Marsala, nel tratto di mare compreso tra capo San Teodoro e capo Boeo o Lilibeo, comprendendo le quattro isole di San Pantaleo (Mozia), Isola Grande, Schola e Santa Maria e le saline costiere San Teodoro, Genna e Ettore Infersa. La riserva comprende lo "Stagnone" (da cui prende il nome) una laguna, la più vasta della Sicilia, caratterizzata da acque basse (1-2 m e spesso non più di 50 cm). In seguito ai movimenti della sabbia della laguna dovuti alle correnti sottomarine si è formata l'Isola Grande, intorno a due originari isolotti. La nascita dell'isola ha chiuso una parte di mare in origine aperta e qui, non essendoci correnti necessarie al ricambio, l'acqua è divenuta stagnante, con una temperatura al di sopra del normale. ©wikipedia
Si estende sulla costa occidentale della Sicilia nel territorio del comune di Marsala, nel tratto di mare compreso tra capo San Teodoro e capo Boeo o Lilibeo, comprendendo le quattro isole di San Pantaleo (Mozia), Isola Grande, Schola e Santa Maria e le saline costiere San Teodoro, Genna e Ettore Infersa. La riserva comprende lo "Stagnone" (da cui prende il nome) una laguna, la più vasta della Sicilia, caratterizzata da acque basse (1-2 m e spesso non più di 50 cm). In seguito ai movimenti della sabbia della laguna dovuti alle correnti sottomarine si è formata l'Isola Grande, intorno a due originari isolotti. La nascita dell'isola ha chiuso una parte di mare in origine aperta e qui, non essendoci correnti necessarie al ricambio, l'acqua è divenuta stagnante, con una temperatura al di sopra del normale. ©wikipedia
Amo il sale della terra,
amo il sale della vita,
amo il sale dell'amore,
amo il sale che c'è in te.
(Rino Gaetano)
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Strada Provinciale 21, 91025 Marsala TP, Italia
martedì 4 dicembre 2012
Superga: il sonno della ragione genera mostri
La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949. Alle ore 17:03 il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI siglato I-ELCE con a bordo l'intera squadra del Grande Torino si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. Le vittime furono 31.
"Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto", questo il becero striscione apparso sabato sera nella curva juventina in occasione del derby col Toro.
Ricordo agli pseudo tifosi, che quel Torino di cui si parla è entrato nella storia e nella leggenda da meritarsi l'epiteto di GRANDE TORINO e che ci sono decine di stadi italiani dedicati agli eroi di quella squadra, come il Franco Ossola di Varese il Rigamonti di Brescia o il Menti di Vicenza.
Comunque sia, ieri il giudice sportivo Tosel ha punito la juve con 10000 euro di multa. Ecco, io non capisco, perché punire la società, i biglietti da qualche anno sono nominativi, si prendono tutti i presenti in quella curva, gli si vieta di vedere per sempre anche all'oratorio una qualunque partita di calcio e una volta l'anno si portano in gita scolastica sulla collina di Superga a pregare in assoluto silenzio per 90 minuti i morti di quella tragedia.
Per la cronaca anche la settimana prima degli altri pseudo tifosi, in Milan - Juve avevano insultato Pessotto, denigrandolo per il suo tentato suicidio. In quel caso il tariffario presupponeva solo 4000 euro di multa. Certo che la stupidità umana non ha limiti.
"Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto", questo il becero striscione apparso sabato sera nella curva juventina in occasione del derby col Toro.
Ricordo agli pseudo tifosi, che quel Torino di cui si parla è entrato nella storia e nella leggenda da meritarsi l'epiteto di GRANDE TORINO e che ci sono decine di stadi italiani dedicati agli eroi di quella squadra, come il Franco Ossola di Varese il Rigamonti di Brescia o il Menti di Vicenza.
Comunque sia, ieri il giudice sportivo Tosel ha punito la juve con 10000 euro di multa. Ecco, io non capisco, perché punire la società, i biglietti da qualche anno sono nominativi, si prendono tutti i presenti in quella curva, gli si vieta di vedere per sempre anche all'oratorio una qualunque partita di calcio e una volta l'anno si portano in gita scolastica sulla collina di Superga a pregare in assoluto silenzio per 90 minuti i morti di quella tragedia.
Per la cronaca anche la settimana prima degli altri pseudo tifosi, in Milan - Juve avevano insultato Pessotto, denigrandolo per il suo tentato suicidio. In quel caso il tariffario presupponeva solo 4000 euro di multa. Certo che la stupidità umana non ha limiti.
la lapide sulla Collina di Superga |
Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto "in trasferta".
(Indro Montanelli, da Corriere della sera del 7 maggio 1949)
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10132 Superga TO, Italia
lunedì 3 dicembre 2012
Gli ignoranti in che girone li troviamo?
In questi giorni in TV, un noto marchio di telefonia mobile ha rinnovato la sua pubblicità. E' un annetto che questo brand "gioca" sulla storia d'Italia e da qualche settimana il protagonista è Dante accompagnato da Virgilio in giro per l'inferno.
Peccato che l'ultimo spot sia letteralmente sbagliato! "Il girone degli Invidiosi" non esiste, al massimo è la cornice degli invidiosi, in quanto questi peccatori non sono all'inferno bensì in purgatorio.
La struttura morale del Purgatorio segue la classificazione tomistica dei vizi dell'amore mal diretto, e non fa più riferimento a singole colpe. Esso è suddiviso in sette cornici, nelle quali si espiano i sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria.
Nella II cornice trovano spazio gli invidiosi che, indossano un cilicio e hanno le palpebre cucite da filo di ferro.
Ora viene da chiedersi i pubblicitari ignoranti in che girone li troviamo?
L'incompetenza si manifesta con l'uso di troppe parole.
(Ezra Pound)
Peccato che l'ultimo spot sia letteralmente sbagliato! "Il girone degli Invidiosi" non esiste, al massimo è la cornice degli invidiosi, in quanto questi peccatori non sono all'inferno bensì in purgatorio.
La struttura morale del Purgatorio segue la classificazione tomistica dei vizi dell'amore mal diretto, e non fa più riferimento a singole colpe. Esso è suddiviso in sette cornici, nelle quali si espiano i sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria.
Nella II cornice trovano spazio gli invidiosi che, indossano un cilicio e hanno le palpebre cucite da filo di ferro.
Ora viene da chiedersi i pubblicitari ignoranti in che girone li troviamo?
L'incompetenza si manifesta con l'uso di troppe parole.
(Ezra Pound)
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