Finalmente è finita la pubblicità, e dopo una sigla piena di ragazzoni stravaccati sull'erba si è visto lo stadio con le voci fuoricampo dei commentatori, poi un primo piano sui giornalisti (schiavi del cassoulet), poi di nuovo lo stadio. I giocatori sono entrati in campo e da li la cosa ha cominciato a catturarmi. All'inizio non mi era chiaro, erano le solite immagini di sempre, però mi facevano un effetto nuovo, tipo un pizzicorino, un'attesa, un "trattengo il respiro". Vicino a me, papa si era già scolato la sua prima birretta e si apprestava a proseguire sulla scia alcolica chiedendo alla mamma, che si era appena staccata dal bracciolo del divano, di portargliene un'altra, lo trattenevo il respiro. Che succede?» mi chiedevo guardando lo schermo, e non riuscivo a capire cosa ci vedessi di tanto stuzzicante.
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E così ho guardato la partita con attenzione, cercando sempre la stessa cosa: momenti compatti in cui un giocatore diventasse tutt'uno con il suo movimento, senza bisogno di frammentarsi dirigendosi verso. E ne ho visti! Ne ho visti in tutte le fasi del gioco: nelle mischie, con un baricentro ben visibile, un giocatore metteva radici e diventava una piccola ancora solida per dare forza al gruppo; nelle fasi di spiegamento, un altro giocatore trovava la giusta velocità, smettendola di pensare alla meta e concentrandosi sul suo movimento, e correva come in stato di grazia, la palla incollata al corpo; l'estasi dei trequarti, che si tagliavano fuori dal resto del mondo per trovare il perfetto movimento del piede. Eppure nessuno raggiungeva la perfezione del grande giocatore maori. Quando ha segnato la prima meta neozelandese papà è rimasto come inebetito, a bocca aperta, tanto da dimenticarsi la birra. Visto che tifava per la Francia si sarebbe dovuto arrabbiare, e invece ha detto: «Che giocatore!» passandosi una mano sulla fronte. I commentatori avevano la bocca impastata, ma non riuscivano a nascondere che stavamo assistendo a qualcosa di veramente bello: un giocatore che correva senza muoversi, lasciandosi tutti alle spalle. E gli altri parevano muoversi in modo frenetico e maldestro, eppure non erano in grado di raggiungerlo.
Allora ho pensato: ci siamo, sono riuscita a individuare diversi movimenti immobili nel mondo; vale la pena continuare a vivere per questo? In quel momento un giocatore francese ha perso i pantaloncini in un maul, e di colpo mi sono sentita completamente a terra perché tutti piangevano dal ridere, compreso papà, che ci ha bevuto sopra un'altra birretta nonostante due secoli di protestantesimo familiare. A me pareva un sacrilegio.
E quindi no, non basta. Ci vorranno altri movimenti per convincermi. Ma almeno mi è venuta in mente questa cosa.
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Ka mate? Ka mate? Ka Ora! Ka Ora!
Ka mate? Ka mate? Ka Ora! Ka Ora!
Tenei te tangata puhuru huru
Nana nei i tiki mai
Whakawhiti te ra
A upa...ne! A upa...ne!
A upane kaupane whiti te ra!
Hi!!!
Io muoio? Io muoio? Io vivo! Io vivo! - Io muoio? Io muoio? Io vivo! Io vivo! - Questo è l'uomo dai lunghi capelli - Che ha persuaso il Sole - E l'ha convinto a splendere di nuovo - Un passo in su! Un altro passo in su! - Un passo in su, un altro... il Sole splende!!! - Hi!!!
(L'haka)
ma io quando li guardo, li vedrei bene ... =))
RispondiEliminagolosa!
RispondiEliminama non scema ;;)
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